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5 Modi per aumentare l’umidità per le nostre amiche piante

5 Modi per Aumentare l’Umidità per le Nostre Amiche Piante

Scritto da Massimo Tortorici, 23 Gen 2022. Pubblicato in Caffè Tropicale.

Quello che per noi può essere un fattore tutto sommato trascurabile, non lo è per le nostre amiche piante. Molte di loro prediligono un ambiente umido, e cioè danno il meglio di loro quando l’umidità è al giusto livello che, in alcuni casi, corrisponde al 60-70%. Considerato che in casa l’umidità media si aggira intorno al 40%, qualcosa bisogna inventarsela.

L’umidità, questa strana parola. Da piccolo facevo sempre fatica a capire cosa significasse. Per me esistevano il sole e la pioggia, poi spesso mia madre mi diceva, quando mi vestivo per uscire di casa, “copriti bene, che fuori c’è umidità” (e lo fa tuttora eh!). Col tempo ho imparato a comprendere il concetto di umidità (per fortuna), soprattutto nelle estati (e negli inverni) romani e durante diversi viaggi nel sud-est asiatico. Quando siamo fuori di casa riusciamo più o meno tutti a renderci conto se il clima è secco o umido. Già, ma quando ci troviamo a casa nostra, abbiamo la stessa capacità? Situazioni estreme a parte, è molto difficile capire qual è il livello di umidità che abbiamo nelle nostre case. Quello che per noi può essere un fattore tutto sommato trascurabile, però, non lo è per le nostre amiche piante. Molte di loro prediligono un ambiente umido, e cioè danno il meglio di loro quando l’umidità è al giusto livello che, in alcuni casi, corrisponde al 60-70%. Considerato che in casa l’umidità media si aggira intorno al 40%, qualcosa bisogna inventarsela. Certo, non che le nostre care tropicali muoiano se la percentuale di umidità nell’aria non è ottimale. Se però questa è troppo bassa, gli effetti su margini e punte delle foglie saranno evidenti (si seccheranno) e sulla crescita pure (praticamente cresceranno ad una velocità bradipesca).
Ma basta preamboli, vediamo 5 modi facili facili per aumentare l’umidità per le nostre piante!

Usare un nebulizzatore manuale

Diciamocelo, il nebulizzatore è uno strumento che non può mancare nel set di ogni piantologo. Vintage o moderno, in vetro o in plastica, utilizzarlo dà la sensazione di essere passati al livello successivo nella cura delle piante, oltre ad essere un’attività, a tratti, rilassante. Già, ma per le nostre piante il beneficio giustifica il tutto? La risposta è “nì”. Chiariamoci, nebulizzare le foglie di una qualsiasi pianta, ha l’effetto di innalzare in via immediata il tasso di umidità, ma che succede quando le goccioline si asciugano? L’umidità torna ai livelli precedenti, in poche ore, con il risultato che, se vorrete riportare su il livello di umidità, dovrete ri-nebulizzare le foglie delle vostre piante. In sintesi, usare un nebulizzatore manuale ha il suo fascino, ma non è la soluzione più sostenibile nel tempo. Ah, se volete comunque divertirvi a nebulizzare le foglie delle vostre piante, ricordatevi di usare preferibilmente acqua distillata (niente cloro, niente calcare e foglie quindi salve).

Avere un umidificatore

Questa è l’evoluzione del nebulizzatore manuale. Di umidificatori ce ne sono tanti sul mercato, però tutti presentano un problema, lo stesso del nebulizzatore manuale: l’effetto dura poco. Se vogliamo, l’impatto dell’umidificatore è meno aggressivo e più completo, la sua azione mira ad inumidire uniformemente l’intera pianta, con goccioline più piccole. Umidità vera e propria insomma. Anche questo andrebbe attivato quotidianamente, ma almeno fa tutto da solo! Lo svantaggio, però, è che incrementa il tasso di umidità solo nei propri dintorni. Ora, nel caso sia di piccola dimensione, può sicuramente essere spostato da un gruppo di piante ad un altro, facendo trattamenti di un’ora per ogni gruppo, mentre nel caso sia di grandi dimensioni, sarà un po’ più complicato. Per questa ragione, spesso il modo migliore per sfruttare un umidificatore è metterlo dentro una mini-serra fatta in casa. E lì sì che l’umidità sale (e rimane) a bomba!

Disporre le piante vicine tra loro

Questa in realtà è la vera base affinché tutti i metodi per aumentare l’umidità, e i loro effetti, raggiungano il massimo risultato possibile. Tutte le piante, infatti, traspirano umidità attraverso le foglie: tradotto, l’acqua che viene assorbita dal terreno, viene in parte assunta e in parte espulsa in micro-parti attraverso le foglie. Un fenomeno molto comune, che fa capire come le foglie siano, per le nostre piante, strumento di regolazione dell’umidità interna, è la guttazione (gocce d’acqua eliminate dalle foglie). Tornando a noi, quindi, disporre più piante in uno stesso luogo, aiuta a trattenere l’umidità, per quanto possibile. Si crea in un certo senso, un microclima. Certo, non aspettatevi la nebbiolina da foresta tropicale, eh!!

Riempire sottovasi con acqua e argilla espansa

Eccolo! Questo è il metodo migliore per fornire alle piante umidità in modo costante e un minimo duraturo. Brutto, ma tremendamente efficace. Avete due possibilità: la prima è quella di disporre le piante ognuna sopra un sottovaso riempito di argilla espansa; la seconda è quella di mettere uno o due sottovasi pieni di argilla espansa in mezzo ad un gruppo di piante (se volete faticare meno). In ogni caso, vi basterà “innaffiare” il sottovaso fino a che l’argilla espansa non sarà del tutto bagnata; questa si asciugherà in qualche giorno, a seconda della temperatura ambientale, garantendo quindi un apporto di umidità costante e duraturo alla/e vostra/e pianta/e. Già, perché l’argilla espansa trattiene l’acqua, a differenza dei sassi veri e propri e dei “cocci”; motivo per cui va usata quando si vuole trattenere l’umidità, come in questo caso, e non, come spesso avviene erroneamente, per rendere un terreno più drenante.

Coltivare in semi-idroponica

Questa è la soluzione più hard. In questo caso non diamo umidità alla pianta, ma una pianta all’umidità! Battute a parte, questa soluzione a volte può essere fondamentale in due situazioni: 1) la pianta non fa una foglia nuova da mesi e siamo in piena stagione vegetativa; 2) la pianta ha perso molte foglie e rischia grosso. Chiaramente in questo secondo caso, se c’è una qualche malattia fungina, o infestazione parassitaria, bisogna intervenire, non basta solo coltivare in semi-idroponica. La coltivazione semi-idroponica, per chi non lo sapesse, consiste nell’inserire il fusto della pianta, con tanto di radici a vista, e senza residui di terra, all’interno di un recipiente senza fori di drenaggio sul fondo. Il recipiente va riempito di materiale inerte (in genere argilla espansa, o altro genere di materiale inerte). A completare il tutto, l’acqua, che deve essere inserita fino a raggiungere un certo livello all’interno del recipiente-vaso (per questo motivo nel 99% dei casi si usano vasi trasparenti). In questo modo, la pianta assorbirà senza sosta, e nella giusta quantità, l’umidità dell’argilla espansa nella quale è coltivata, con risultati sorprendenti su radici e foglie.

Considerazioni finali

Tutti i metodi brevemente illustrati in questo articolo sono buoni per incrementare l’umidità di piante tropicali e cactacee delle foreste (come l’Epiphyllum, ad esempio). L’umidità non è mai abbastanza, quindi il mio consiglio è di combinare due di questi metodi. L’ideale potrebbe essere mantenere un’umidità di base, con sottovasi pieni di argilla, ogni tanto rinforzata da una bella spruzzata di acqua distillata; sta a voi però decidere quanto peso dare all’argomento. Una cosa è certa: se darete quell’umidità in più tutti i giorni, le vostre tropicali vi ringrazieranno con un’esplosione di clorofilla, foglie, e radici aree (se gli darete anche tutto il resto delle cure, sia chiaro)!

Massimo Tortorici

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