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Come scegliere il vaso giusto per rinvasare una pianta

Scritto da Massimo Tortorici, 21 Feb 2023. Pubblicato in Caffè Tropicale.

Dimensioni, materiale, fori di drenaggio: tutti fattori da considerare nella scelta del vaso in cui rinvasare una pianta

È quasi primavera e, se state leggendo questo articolo, immagino non abbiate in cima alla vostra lista di cose da fare in casa, nè le pulizie straordinarie, nè il cambio di stagione. No. Piuttosto vorreste fare un giro al vostro vivaio o negozio di piante preferito e fare incetta di nuove piante! Una voce però, dentro di voi, simile a quella del grillo parlante, vi dice che, parlando di piante, dovreste pensare prima al dovere e poi al piacere. Il dovere, quando si parla di piante e si è, appunto, alle porte della bella stagione, è riassumibile in un unico termine: RINVASO. Che siate state/i per settimane in dubbio se rinvasare o no una o più piante, o che abbiate fatto finta di niente, cercando di ignorare quella pianta con il vaso di plastica chiaramente deformato dalle radici, il momento di verificare se fare o meno un rinvaso è arrivato. Già, ma il vaso ce l’avete? E quale vaso dovreste prendere? Quella del vaso in cui coltivare una pianta può apparire una scelta semplice e secondaria. In realtà è una scelta tanto importante quanto quella del substrato di coltivazione, anche perchè, in assenza di drammatiche emergenze, la vostra pianta starà lì dentro per almeno i successivi 12 mesi. Sulla scelta del substrato c’è già un interessantissimo articolo da poter consultare; in quest’altro, quindi, snoccioleremo tutte le considerazioni che vanno fatte in modo da poter scegliere il giusto vaso per il giusto rinvaso.

Quando si rinvasa

Si è accennato alla primavera come momento per considerare il rinvaso. Questa è la stagione in cui si effettua questa operazione, in situazioni stabili e di calma per la vostra pianta. In situazioni di emergenza o necessità però,  non c’è tempo da perdere; leggete pure questo articolo per saperne di più.
In questa sede ci limiteremo a considerare la ragione “classica” alla base di un rinvaso, vale a dire la necessità di maggiore spazio per la pianta e le sue radici.  A differenza di quanto avviene in natura, infatti, le radici delle piante che teniamo in vaso, crescono in un ambiente ristretto. Ciò è piuttosto evidente se ad esempio, vediamo fuoriuscire le radici oltre i fori di drenaggio del vaso. Nei casi più gravi, se il vaso è in plastica, le radici possono arrivare a deformare il vaso (non auguro alle vostre piante di arrivare fino a questo punto). Non ravvisate nessuna di queste due situazioni, ma volete essere sicure/i la vostra pianta non abbia bisogno di un rinvaso? Bene, una volta l’anno provate ad estrarla dal vaso, a terreno semi-asciutto e date un’occhiata alle radici: se disegnano più cerchi tutto attorno al panetto di terra, allora la pianta va rinvasata.

Che succede se non intervenite? I possibili problemi sono due:

  • Marciume radicale: può originarsi nei casi in chi le radici che escono dai fori di drenaggio del vaso, stando anche spesso a contatto prolungato con ristagni d’acqua nel sottovaso.
  • Blocco della crescita: le radici non trovano più spazio per svilupparsi, la pianta gestisce i tessuti già esistenti, senza avere l’energia per lo sviluppo di nuovi.

Per fortuna, ci sono piante con radici più o meno veloci nella crescita, più o meno grandi, il che vuol dire che non dovrete stare a rinvasare tutto ogni primavera. Ci sono piante che si rinvasano anche ogni 3 anni. L’importante è farlo quando va fatto, e farlo scegliendo, appunto, il vaso giusto.

Le dimensioni del nuovo vaso

Il primo elemento da valutare, quando si effettua il rinvaso di una pianta per motivi di spazio, è la dimensione del nuovo vaso. La parola chiave da avere in mente è “gradualità”. Per tutte le piante, vale cioè la regola di scegliere, ad ogni rinvaso, un contenitore leggermente più grande del precedente. Roba di 2-3 cm di diametro in più. Questo vale anche per l’altezza. O meglio, l’importante è non prendere un vaso più basso del precedente. Se rinvasate perché le radici escono dai fori di drenaggio, beh, forse conviene prendere un modello di vaso che sia più alto, oltre che più largo. Insomma, ci siamo capiti: vaso più grande, ma di poco. Il motivo è semplice: se rinvasate la vostra pianta in un vaso più grande di quanto sia necessario, ci sarà più terriccio attorno alle sue radici, perché dovrete riempirlo, questo vaso. Il substrato si asciuga più facilmente in prossimità delle radici, che assorbono l’acqua e l’umidità. Dove non ci sono radici nelle vicinanze invece, resta umido, per giorni e giorni. Risultato: troppa umidità per la vostra pianta e marciume radicale e/o malattie fungine dietro l’angolo!

La forma del vaso

La forma è un elemento spesso più estetico che altro. A parità di volume, non ci sono grosse differenze in grado di incidere sulla qualità del rinvaso. La forma del vaso è però un elemento da valutare con molta attenzione nel caso di piante acquistate in vasi la cui forma magari non è la migliore possibile. Faccio un esempio: avete comprato un Pothos di piccole dimensioni, venduto in un vaso di forma cilindrica standard. Volete posizionarlo su una libreria, ma volete anche che il vaso non spicchi troppo in altezza, per rendere più gradevole il tutto. Ecco che, in questo caso, un vaso di forma “scodellare” va benissimo. L’importante, anche in questo caso, è che la forma più allargata rispetto al precedente vaso cilindrico non faccia sí che si crei troppo “substrato  vuoto”, non coperto da radici. È sempre questa la regola numero uno da tenere a mente. Se necessario quindi, portate un po’ più al limite l’estensione delle radici della vostra pianta, prima di procedere con il rinvaso.

Fori di drenaggio, sì o no?

Rispondo subito, perchè in questo caso non ci sono dubbi: fori di drenaggio SÌ! I fori di drenaggio sono fondamentali per la salute di qualsiasi pianta, da interno ed esterno, succulenta o no. La presenza di uno o più fori sul fondo del vaso garantisce maggior arieggiamento del substrato, maggior equilibrio nella temperatura all’interno dello stesso, ma soprattutto, ovviamente, drenaggio dell’acqua in eccesso. Certo, i fori di drenaggio non assicurano che il terreno abbia la giusta umidità; su questo dovete essere brave/i voi a scegliere o comporre il giusto substrato con i giusti elementi. Ma quando innaffiate troppo, l’acqua che il substrato di coltivazione non è in grado di trattenere scivolerà via. Volete usare un vaso senza fori di drenaggio? Auguri. Il ristagno idrico all’interno del vaso è causa di marciume radicale, e un vaso senza fori di drenaggio può portare più facilmente la vostra pianta in questa situazione. Dovrete stare sempre super attente/i a come, quando e quanto innaffiate e in inverno sarà molto difficile non commettere errori. Se volete a tutti i costi esporre la vostra pianta in un bellissimo vaso in ceramica, nessuno problema, usatelo come copri-vaso. Quando fate un rinvaso, scegliete cioè un vaso in ceramica in grado di contenere il nuovo vaso (con fori di drenaggio) in cui rinvaserete la vostra pianta. Non vi piacciono le matrioske? Benissimo, sbizzarritevi a decorare il vostro vaso in plastica o terracotta. Non ci sono regole, in questo caso.

Vaso in plastica vs. terracotta

Prima di mettere definitivamente da parte il vaso in ceramica, come valido contenitore da coltivazione, va fatta una precisazione: il problema non è il materiale, ma la presenza dei fori di drenaggio o no. In genere i vasi in ceramica non ne sono provvisti. In alcuni casi però, sono predisposti per averne uno. Che vi aiutiate con un cacciavite o con un trapano a punta sottile, potete crearlo voi, il foro di drenaggio. Ma fatevi un giro di tutorial su YouTube, se non volete ridurre in mille pezzi il vostro bel vaso di ceramica.
Fatto questo breve excursus, andiamo al nocciolo del paragrafo: la plastica non traspira per nulla, la terracotta traspira tantissimo. Dopo l’irrigazione, quindi, il vaso in terracotta “asciuga” l’acqua in eccesso non solo tramite i fori di drenaggio, ma anche tramite le pareti del vaso, che infatti diventano umide. Il substrato quindi si asciuga molto più velocemente di quanto non avvenga in un vaso di plastica, e questo è un vero e proprio toccasana per le piante grasse. Ovviamente, questa traspirazione porterà il vaso a “sporcarsi” nel tempo, a causa del calcare. La pulizia non può essere un problema. Per il resto, si sa, i vasi in terracotta sono più delicati, più pesanti, più costosi, etc. E se cascano da una superficie alta, tipo una libreria, possono fare bei danni. Caratteristiche molto simili a quelle dei vasi in terracotta le hanno i vasi in ceramica, anche se questi traspirano meno rispetto ai primi. Il mio schema preferito? Succulente nei vasi in terracotta (o ceramica con fori di drenaggio), tutto il resto in vasi di plastica.

Vaso trasparente o “colorato”

Ebbene sì, i più/le più fissati/e come me possono avere anche questo genere di dubbi, quando bisogna scegliere un vaso nuovo. Se volete un vaso “colorato”, la scelta generalmente sarà tra il color terracotta, il verde scuro o il grigio, fermo restando che potrete anche fregarvene se poi utilizzerete un bel coprivaso. Per i feticisti delle radici però ci sono anche i vasi trasparenti, esclusivamente in plastica. Apparentemente, l’utilità di questi vasi può sembrare solo quella di poter ammirare le radici e valutarne lo stato di salute. In realtà c’è un ulteriore vantaggio: poter capire meglio il livello di umidità del substrato. OK, non sarà fondamentale, ma posso assicurarvi che in inverno, quando è difficile capire e si sta tirando troppo la corda non innaffiando quella Alocasia o quel Filodendro, poter guardare come stanno messi substrato e radici è molto utile. E poi, se la pianta ha bisogno di un rinvaso perchè ormai le radici sono ovunque, beh, ve ne accorgerete subito.

Vasi auto-irriganti

Non sono un grande amante di soluzioni di questo tipo; altrimenti non avrei mai cominciato a scrivere articoli in cui provo ad aiutare aspiranti pollici verdi, condividendo la mia esperienza. I vasi auto-irriganti promettono di rendere facilissima l’irrigazione, tramite sistemi che distribuiscono l’acqua gradualmente, facendo inoltre capire quando non c’è per niente bisogno di innaffiare o quando è il momento di farlo. Bello vero? Beh, io preferisco gestirmela da solo la questione “irrigazione”. Ma se per qualche particolare motivo non potete stare dietro alle vostre piante con frequenza e costanza (tipo nei casi in cui fate spesso trasferte di lavoro lunghe), beh, forse un vaso auto-irrigante è quello che ci vuole, almeno per le piante più problematiche. Lechuza produce un ottimo modello, con tanto di substrato Lechuza incluso. Potete partire da questo, per farvi un’idea.

Considerazioni Finali

Insomma, vista la lunghezza di questo articolo, e dal momento che si parlava di “vasi”, una cosa è certa: non esistono argomenti banali o secondari, quando si parla di tecniche di coltivazione di piante in casa. Anche la scelta del vaso giusto per un rinvaso, è rilevante; non scegliere quello giusto può portare a situazioni di grande rischio per la salute della vostra pianta. Scegliete bene, quindi.

Massimo Tortorici